Riscaldamento globale, allarme rosso dell’IPCC: servono tecnologie innovative
Articolo pubblicato lunedì 16 Agosto 2021

Il riscaldamento globale è un’emergenza che si fa anno dopo anno più grave. L’ennesimo campanello d’allarme è arrivato dal sesto Assessment Report dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici dell’Onu, pubblicato il 9 agosto 2021. La sintesi, che si può leggere qui, è che il cambiamento climatico è «diffuso, rapido e in via di intensificazione». Il report è uno sprone ai leader mondiali che si incontreranno alla COP26, la 26esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, sotto la presidenza del Regno Unito. Potrebbe essere l’ultima chiamata per mettere in campo politiche ambiziose per limitare il global warming, in cui un ruolo di primo piano dovrà avere per forza di cose l’utilizzo di tecnologie innovative.

Secondo il gruppo di 234 scienziati che ha redatto il report, sintetizzando le pubblicazioni scientifiche degli ultimi anni sul tema a livello globale, senza una riduzione immediata e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento del clima nei prossimi vent’anni a 1,5 gradi centigradi sarà impossibile. Oltre quella soglia, concordata a livello internazionale, il processo di global warming rischia di andare fuori controllo. Il rapporto mostra che le emissioni di gas serra da attività umane sono responsabili del riscaldamento pari a circa 1,1 gradi centigradi dell’atmosfera terrestre dal 1850-1900.

Per la prima volta si punta a limitare il metano

Per la prima volta il report mette sotto accusa non solo le emissioni causate dall’uomo di CO2 (che hanno raggiunto nel 2019 una concentrazione di 410 parti per milione), ma anche quelle altri gas serra tra cui i metano, che ha toccato le 1866 parti per miliardo nello stesso anno. Panmao Zhai, co-chair del Working Group I dell’IPCC che ha curato il report, ha detto che «stabilizzare il clima richiederà una riduzione forte, veloce e sostenuta delle emissioni di gas serra, e il raggiungimento di zero emissioni di CO2. Limitare altri gas serra e inquinanti dell’aria, specialmente il metano, potrebbe portare benefici sia per la salute che per il clima».

Climate change, le conseguenze per l’Italia

Le ondate di calore e gli incendi che stanno investendo in questa estate 2021 la penisola rendono chiaro anche all’Italia le gravi conseguenze che il cambiamento climatico comporta sulle nostre città e sulla nostra agricoltura. Gli scienziati Annalisa Cherchi, Susanna Corti e Sandro Fuzzi, dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna, hanno partecipato alla stesura del sesto report IPCC.

In una nota sul sito del Cnr, i tre scienziati spiegano quali sono le conseguenze del cambiamento climatico sull’Italia. «Nel Mediterraneo e in Europa, che ci interessano più direttamente – si legge nell’intervento –, eventi estremi di elevata temperatura, stimati sulla base delle temperature massime giornaliere ma anche sulla durata, frequenza ed intensità delle ondate di calore, sono aumentati dagli anni ‘50, cosi come nel Mediterraneo sono aumentati fenomeni siccitosi misurati in base al contenuto di umidità del suolo e al bilancio idrico. In entrambi i casi, l’aumento è da attribuirsi all’attività dell’uomo. In base alle proiezioni climatiche disponibili, questi aumenti continueranno nel futuro, con intensità crescenti parallelamente all’aumento del valore di riscaldamento globale raggiunto».

Domenico Lanzilotta

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