Caro affitti: cosa si muove con il PNRR per rendere le città più accessibili?
Articolo pubblicato martedì 16 Maggio 2023

Uno dei temi di più stretta attualità riguarda il caro affitti in Italia, che interessa soprattutto le città medio-grandi. Questo movimento d’opinione, che si sviluppa anche grazie alla condivisione sui social, si sta esprimendo in maniera evidente a Milano dove il 4 maggio scorso una studentessa universitaria ha posizionato una tenda di fronte alla sede del Politecnico, in piazza Leonardo da Vinci, in segno di protesta contro una situazione giudicata ormai insostenibile. In poche settimane a lei si sono aggiunti altri studenti, scoraggiati da un costo della vita che grava sui portafogli propri e delle proprie famiglie.

A City Vision la questione è stata affrontata ad aprile durante l’evento “Architettare città intelligenti”, tenutosi proprio a Milano, durante il quale l’assessore a Casa e Piano Quartieri, Pierfrancesco Maran, si è espresso sulla questione, spiegando cosa sta attuando il Comune per politiche abitative e social housing. Il Governo ha nel frattempo destinato con fondi del PNRR 660 milioni di euro per l’housing universitario, vale a dire strutture con prezzi calmierati per accogliere gli studenti. Sappiamo tuttavia che si tratta soltanto di un tassello non sufficiente per affrontare ogni singola realtà urbana.

L’assessore a Casa e Piano Quartieri di Milano Pierfrancesco Maran a City Vision Milano. Ha toccato anche il tema dell’housing sociale

La questione del caro-affitti non è un problema limitato alle città italiane (le più care sono Milano, Venezia, Firenze e Bologna). Anche grandi capitali europee come Parigi stanno affrontando una situazione analoga, se non addirittura più grave, che pone una sfida enorme per rendere le città intelligenti non soltanto efficienti e ricche di servizi, ma anche sostenibili dal punto di vista economico. Non si può comunque affrontare il nodo del caro affitti senza evidenziare uno scoglio che rende ancor più difficile permettersi certi costi, vale a dire gli stipendi e il loro andamento.

In Italia un lavoratore guadagna in media 15mila euro in meno rispetto a un lavoratore in Germania, 10mila euro in meno rispetto a un lavoratore in Francia e circa la metà di un lavoratore negli Stati Uniti. Soltanto questa è una condizione di partenza che complica la quotidianità di moltissimi, a partire dagli studenti che molto spesso dipendono ancora dai genitori. Nel frattempo la protesta degli studenti in Italia si è diffusa anche in altre città come Pavia, Padova, Venezia, Bologna, Perugia, Firenze e Roma.

La giovani generazioni, messe alla prova durante gli anni della pandemia, risultano essere tra le categorie più esposte al caro affitti non soltanto ora, ma anche in prospettiva, quando entreranno nel mercato del lavoro. Senz’altro la politica e le amministrazioni possono svolgere un ruolo attivo per cambiare la situazione.

Negli ultimi dieci anni le nostre città sono state rivoluzionate dalle app per il turismo che rendono più convenienti per i proprietari gli affitti brevi. Così facendo, spiegano i critici, si sono tolti immobili dal mercato per gli affitti lunghi, destinati a famiglie, ma anche agli studenti e ai lavoratori. D’altra parte c’è anche chi punta il dito contro le politiche di limitazione del traffico, con le ZTL sempre più estese. In questo articolo viene citato uno studio fatto sulla Congestion Charge di Londra che, dati alla mano, avrebbe comportato un aumento del valore degli immobili.

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