City Vision Talk Dati: il bilancio del primo evento a Milano
Articolo pubblicato martedì 22 Marzo 2022

Dati come risorse da mettere a frutto e da proteggere. In campo sono disponibili nuovi lavori, competenze e le tecnologie di aziende che, grazie all’intelligenza artificiale e alle tecniche predittive, possono supportare gli amministratori a compiere scelte migliori ogni giorno. Viviamo in un’epoca di incertezza, in cui la cybersecurity da una parte e gli open data dall’altra rappresentano trend che non possono più essere ignorati. Prima che sulle tecnologie occorre però cambiare il paradigma. In vista dell’assegnazione dei fondi sul digitale del PNRR, in Italia occorre mettere le PA al centro di questa transizione. Di questo e molto altro si è parlato venerdì 18 marzo a City Vision Talk Dati, tenutosi negli spazi PHYD di Milano. City Vision è un progetto di Blum. Business as a medium e Padova Hall: l’evento è stato il primo di un calendario che porterà l’iniziativa rivolta a PA e aziende in giro per l’Italia. Il 9 giugno, a Ivrea, si terrà City Vision Talk Smart PA ed è già fissata la data dell’evento finale a Padova: il 20 ottobre è infatti prevista la seconda edizione degli Stati generali delle città intelligenti.

«City Vision è una piattaforma di eventi e di notizie, ma è soprattutto una rete di persone che supporta la trasformazione intelligente dei territori – ha detto in apertura dei lavori Domenico Lanzilotta, direttore editoriale di City Vision –. Nel corso del 2021 abbiamo raggiunto 300mila contatti e la nostra community è arrivata a raggruppare 4.500 persone. L’obiettivo è costruire un network di amministratori di comuni grandi e piccoli che puntano a costruire un nuovo modello di città intelligente. Intelligente, per noi, significa digitale e sostenibile. Nel corso del 2022 parleremo di energia, smart PA, di mobilità e di green».

Riguarda City Vision Talk Dati

Speaker e interventi

City Vision Talk Dati ha avviato il dibattito su un tema cruciale, come quello della cybersecurity per comuni e PA. «Non è un problema di architettura, ma di quanto viene presidiata – ha premesso Matteo Flora, Hacker e Docente a Contatto in “Corporate Reputation e Storytelling” –. Gli attacchi ransomware avvengono sempre nei momenti sbagliati, di solito prima di un lungo ponte. Quello che bisogna chiedersi è se ci saranno persone a presidiare quel sistema in ogni momento. Il presidio, è vero, costa molto e non serve fino a quando non serve davvero. Nel mondo della cybersecurity si dice che la paranoia è una virtù. Gestire un comune non significa ovviamente occuparsi solo di digitale – ha concluso – È un fattore abilitante, ma le persone vivono fuori dal digitale ed lì che dobbiamo agire».

Nel corso di City Vision Talk Dati sono intervenuti anche amministratori pubblici che hanno portato il proprio contributo, mostrando tanto criticità quanto opportunità. «Sul PNRR le amministrazioni pubbliche sono chiamate a compiere un lavoro enorme, una scommessa di progettazione – ha dichiarato Katia Piccardo, sindaca di Rossiglione (Genova) –. Un euro su quattro del PNRR dovrà essere investito sul digitale». Nel panel “Dati come risorsa per una cittadinanza digitale” è intervenuto anche Maurizio Manzi, Assessore al Bilancio, Innovazione e Digitalizzazione del Comune di Cremona: «Il patrimonio di dati della PA è enorme – ha commentato –, dati di ogni tipo che non sempre vengono sfruttati. Questo perché si fa una fatica enorme a inserirli nei sistemi». È per questo che occorre un cambio di paradigma da parte delle persone, prima di investire sulla tecnologia. «Oggi senza pianificazione non si va lontano – ha aggiunto Manzi – sugli open data sottolineo inoltre che la pubblicazione non deve avvenire una tantum. Deve far parte di un processo».

A City Vision Talk Dati c’è stato spazio anche per le aziende, intervenute con le proprie soluzioni nel campo delle smart city. Ne ha parlato Armando Fiumara, Head of marketing B2G Italy di Enel X: «Abbiamo realizzato un progetto in una grande città italiana, che fornirà non soltanto dati sulla mobilità a disposizione delle PA per la redazione del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), ma anche a beneficio delle aziende in ottica di un advertising meglio posizionato, oppure dei cittadini che possono calcolare i percorsi migliori quando si spostano. Neanche noi sappiamo quale sia il limite di sviluppo che ci offre il digitale sulle smart city». Si è parlato poi di tecniche predittive applicate alle città. «Il modello di città predittiva valorizza i dati per migliorare la qualità della vita dei cittadini – ha detto Chiara Tacco, Head of Growth di MIPU –. Il fattore critico di successo o insuccesso riguarda sempre le persone: è molto facile dare la colpa alla tecnologia». Tra gli aspetti emersi c’è infine quello della trasparenza. «Comunicare i dati è un arte – ha dichiarato Maurizio Napolitano, head of unit digital commons lab Fondazione Bruno Kessler –. Purtroppo in questi anni abbiamo prodotto junk data, dati immondizia. Quando bisogna risolvere un problema occorre sempre partire dai dati».

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