Xiong’an, la smart city a sud di Pechino. A che punto siamo?
Articolo pubblicato giovedì 03 Febbraio 2022

Domani, venerdì 4 febbraio, iniziano ufficialmente i Giochi olimpici invernali di Pechino 2022. L’appuntamento, oltre a essere fondamentale per lo sport, rappresenta anche un evidente palcoscenico di prestigio per la Cina, a due anni dallo scoppio della pandemia. In Occidente viviamo una fase di convivenza con il coronavirus; il leader Xi Jinping, invece, ha adottato ancora la strada di lockdown ferrei (gli analisti non li paragonano nemmeno ai più rigidi attivati in Europa). L’hanno chiamata strategia zero Covid e ha investito anche i Giochi olimpici invernali: spostamenti degli atleti ridotti al minimo e isolamento per i positivi.

In un simile scenario gli occhi del mondo saranno di nuovo puntati su Pechino, che nel 2008 aveva organizzato la 29esima edizione delle Olimpiadi, con un evento internazionale ancora oggi ricordato a livello globale. Quello è stato infatti il momento in cui la Cina ha mostrato la propria forza in termini di organizzazione e di potenza di spesa: “Mai nessuna Olimpiade aveva visto tante nazioni in gara (204), tanti atleti (10,942), tante spese (41 miliardi di dollari)”, si legge in uno speciale del Corriere. La Cina da allora è cambiata e Pechino, metropoli da oltre 21 milioni di abitanti, ha da tempo capito che non c’è più spazio: ecco perché nel 2015 il suo leader ha annunciato il piano per costruire Xiong’an, una smart city 100 chilometri a sud della capitale.

Cina: il piano per 500 smart city

Prima di parlare nello specifico di Xiong’an diamo uno sguardo complessivo al panorama cinese. Nel 2020, pochi mesi lo scoppio della pandemia, la Reuters riferiva che il secolo in corso vedrà la costruzione di oltre 500 smart city in tutto il paese. Nei cantieri sono coinvolti anche i giganti tecnologici come Tencent, la multinazionale dietro all’app di messaggistica (e molto altro) WeChat. La sua Net City, come altre decine di città, sarebbero la soluzione a contesti urbani trafficati, inquinati e pericolosi dal punto di vista della salute. Una strada per il post Covid? Vivere in spazi meno congestionati? Senz’altro spazi urbani dove la raccolta di dati tramite sensori, telecamere e tecnologia favorirebbe sì l’efficienza di una città intelligente. Ma anche, essendo sotto il dominio della dittatura comunista, il controllo sulla popolazione.

Xiong’an già in lockdown

I lavori per costruirla sono in corso e sembrerebbe che il piano sia di rilevanza nazionale per Pechino. A poche ore dal via alle Olimpiadi, gli occhi saranno tutti puntati sulla capitale. Ma nel futuro del Dragone sembrerebbe cruciale la presenza di centri abitati più piccoli. Xiong’an si trova in una zona fino a qualche anno fa rurale, affacciata sul grande lago Baiyangdian. Come si legge sulla stampa, che ne sta ripercorrendo da anni lo sviluppo, sono già in corso lavori per infrastrutture ultraveloci. La città dovrebbe attirare in futuro un milione di abitanti (alcuni quartieri di Pechino sono più grandi) e l’investimento complessivo è di 580 miliardi di dollari. In attesa però che la smart city sbocci, la quotidianità per chi già vive in quell’area è tutt’altro che positiva: da giorni infatti la città del futuro è sotto un rigido lockdown per via di una manciata di casi positivi.

I piani di Xi costruiti su una palude

Xiong’an, come altre smart city in Cina, sarebbe pensata per accogliere quelle che sono attività specifiche che non trovano più spazio in una metropoli. Distretti per grandi società tecnologiche, nuovi spazi abitativi possibilmente meno costosi della capitale. Il tutto abbracciato da mille chilometri quadrati di verde e ambienti acquatici. In questa vastissima area sono già presenti centri abitati, che verrebbero modernizzati e collegati al cuore della nuova città.

A Xiong’an la città sarà dotata di una rete 5G diffusa ovunque e tutti i dati saranno conservati in un cloud comunale. Come in tutte le proposte di smart city, la lista delle meraviglie attese è lunga e per questa specifica città sembra che non ci sia limite alla quantità di tecnologia che potrà ospitare. Aspetto che va di pari passo con i piani di Xi che vorrebbe lasciare questa città come parte della propria eredità.

La Cina ci ha abituato nel corso della storia recente a una corsa sfrenata alla crescita e allo sviluppo (a tutti i costi). Eppure non tutti sono convinti che il progetto futuristico di Xiong’an possa decollare: le grandi società tecnologiche non hanno ancora palesato i propri piani di trasferire uffici in questa località; i lavori sono ancora lunghi; in più la lontananza dal mare e la presenza di paludi non renderebbe strategica la sua posizione. L’area è stata più volte colpita da inondazioni (la più catastrofica si è registrata nel 1963). Sulla carta è una smart city e gli investimenti ci sono. Tuttavia il rischio ghost city non è ancora stato scongiurato.

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